Ecco le risposte dei candidati a sindaco alla quarta domanda: Imu su immobili strumentali ed imprese. E qui finalmente si è un po’ acceso il dibattito
Pecoraro: «Imu su capannoni industriali è una follia. Per uscire dalla crisi l’industria deve tornare a produrre. Liberebbe risorse per fare sviluppo e ricerca per essere competitivi. Poche risorse? Bisogna incidere sui capitoli di spesa. Bisogna detassare le imprese, magari facendo qualche rotonda in meno, purché le ditte si insedino a Villafranca e assumino giovani. Crea ricchezza e i soldi investiti ritornano al Comune. Impresa non è mucca da mungere ma che deve latte per tutti».
Tumicelli: «La classe politica deve porre accento su strutture commerciali. Le tasse ti fanno chiudere. E il danno è superiore a quello di non incassare l’Imu o altre tasse. Bisogna ragionare su fasce di reddito. Fascia alta può pagare l’Imu anche su prima casa. Non in base alla metrature».
Bicego: «L’amministrazione Faccioli ha atto giochetto, tolta Imu e alzata l’Irpef. Ma sulla Tarsu si può fare, ci si può lavorare. Chi produce rifiuti paga. Molte aziende sono a produzione zero. Va salvaguardata casa fino a 100 mq. Sulle aziende bisogna mettersi al tavolo e guardare al bilancio».
Faccioli: «C’è stata la partecipazione di tutti a fare sacrifici. Perchè patto di stabilità e contenimento della spesa pubblica esistono. E vedo nei programmi di altri candidati cose irrealizzabili. Ci hanno tolto 4 milioni di euro in 5 anni. Eppure abbiamo abbattuto il debito. Se vogliamo fare altri tagli si tagliano i servizi. L’addizionale Irpef è bilanciata rispetto allo stipendio che uno prende. Più giusto e corretto dell’Imu. Comunque servivano altri due milioni e ne abbiamo tagliato 2,5 di spese legali, personali, trasferte. Sulla seconda casa e imprese c’è trattenuta dello stato e non abbiamo potuto farlo. Villafranca sempre stato virtuoso perché tutte le amministrazioni sempre prestato attenzione all’aspetto fiscale. Basta guardare cosa pagano negli altri Comuni».
Martari: «Dove il gettito va a Roma il Comune non può far nulla. Per agevolare gli imprenditori dovrebbe metterci del suo. Noi valutazione diverse. Equità e progressività. L’esenzione Imu è iniqua non perché vogliamo far pagare la gente, ma perché si fanno parti uguali tra persone disuguali. Nessuno tira fuori i soldi dal cilindro. 1 milione e 200 mila euro da qualche parte bisognava tirarli fuori. Questa amministrazione negli anni ha aumentato di 3 volte e mezza l’Irpef. Si vessa il lavoro come se fosse un bene secondario. Si colpiscono lavoratori dipendenti e pensionati. La percezione è diversa perché l’Imu la paghi in mano, l’Irpef te la tolgono dalla busta paga. Invece chi ha un po’ di più deve pagare un po’ di più per poter mantenere i servizi. E’ un principio di civiltà e tenuta sociale. E’ vero che dice Faccioli che i conti sono pari, ma tra interessi sui mutui e entrate, c’è una proporzione. Nel breve li rinegozi e li spalmi nel tempo. Ora fai bella figura ma questo costa al Comune 6 milioni di euro nel tempo. Dice che non sono stati fatti i mutui e invece sono stati fatti».