Le strade erano state ripulite ma si sono di nuovo accumulati sacchetti di rifiuti. Segno che non ci siamo ma è da mesi che non ci siamo. E questa situazione è diventata un assist perfetto per l’opposizione che ha recitato il suo ruolo e sparato a zero su sindaco e amministrazione comunale.
“Villafranca come Napoli? Questa è la domanda che ci siamo sentiti rivolgere da molti cittadini, alcuni dei quali nemmeno nostri sostenitori. – commentano i consiglieri di Centrosinistra Paolo Martari, Gesuella Turrina, Gianni Martari, Isabella Roveroni, Matteo Melotti -. La zona del centro e non solo appare come una discarica a cielo aperto, con cumuli di rifiuti abbandonati sul ciglio delle strade senza regola né pudore. Non era mai accaduto, o almeno non in maniera così grave. Per questo non può bastare la battuta del sindaco che rimanda all’incuria dei cittadini l’intera responsabilità di questa situazione. Che “fare cultura” in tema di gestione di rifiuti e, soprattutto, della loro differenziazione, non sia facile, è evidente. Non ci vogliamo marciare, né è nostra intenzione strumentalizzare una situazione già di per sé grave. Sarebbe curioso (lo diciamo solo per esorcizzarlo) che oltre alla “Terra dei fuochi” per le crescenti discariche dovesse abbinarsi a Villafranca un’altra poco invidiabile peculiarità partenopea.
Vorremmo allora dire poche cose ma chiare. A cominciare dal fatto che il costo della gestione dei rifiuti è eccessivo e si ripercuote sulle tasche dei cittadini che pagheranno la TARI. Va rivisto con attenzione il costo unitario dei singoli servizi. E’ inutile che il sindaco ripeta che si tratta dello stesso contratto esistente da tempo immemore: paghiamo troppo e dobbiamo trovare nuove efficienze. Lo abbiano già detto in consiglio comunale, facendo stizzire Supermario, ma è la realtà. A lui il compito di farlo e se vuole una mano siamo qua.
L’amministrazione non ha negoziato migliori condizioni, ma ha ridotto i servizi, dimezzando lo spazzamento delle strade nelle frazioni, dimezzando la frequenza di raccolta di carta e secco fuori dal centro e, più in generale, cambiando il calendario della raccolta. Cioè modificando l’ “orologio biologico” dei cittadini. E questa che vediamo è la triste fotografia di questa operazione mal gestita.
Se per la carta può essere chiesta una più attenta organizzazione familiare, per il secco (ci sono anche i pannolini, tra gli altri rifiuti…) la raccolta ogni 15 giorni appare eccessivamente dilazionata e diventa davvero un problema per gli utenti gestire periodi così lunghi tenendo in casa il rifiuto. Senza dimenticare che con questa scelta le frazioni sono considerate ancora una volta figlie di un dio minore… Ma soprattutto è mancata clamorosamente la comunicazione. E’ evidente a tutti: molte famiglie non hanno ricevuto i nuovi calendari, poche persone hanno preso parte alle (meritorie e condivisibili) serate d’informazione promosse dalla giunta, eccetera. Ma che la gente sia pigra e spesso disattenta non lo si scopre adesso! E’compito di chi amministra prevedere queste situazioni e gestirle.
Insomma, non era difficile immaginare che sarebbe scoppiato un bel bubbone… come poi è avvenuto. La gente andava avvertita ed informata e ciò non è accaduto, Ed è per questo che l’amministrazione non se la può cavare rimandando – come se giocasse a rimpiattino – la colpa sulle persone che non ritirano i rifiuti già messi in strada. Troppo comodo! Sono sempre gli altri a sbagliare! Va chiesto immediatamente un intervento di pulizia ad Amia (porta a casa 4.9 milioni di euro), accertandosi al contempo che ogni famiglia abbia ora il suo calendario e munendosi – perché no? – dell’app promossa dal comune di Mozzecane premiata dal consesso dei comuni recicloni. Dopo tutto: due sindaci così amici che si spartiscono anche il segretario comunale potranno aiutarsi a gestire un servizio così importante?”.