Il futuro del kiwi, una delle produzioni di punta nel Villafranchese, è visto tra luci e ombre. Produzione in aumento, di buona qualità, ma si segnala incertezza sui prezzi e la presenza di malattie e della cimice asiatica, A Verona c’è una ripresa del 90% a 37.878 tonnellate contro le 19.885 del 2017. In Italia nel 2018 sono stimati complessivamente circa 25.220 ettari in produzione (età maggiore di 2 anni) coltivati a kiwi, pari a +2% sul 2017, mentre la produzione aumenterà del 18% a 435.175 tonnellate. Questi i dati emersi nell’annuale incontro con i produttori di kiwi organizzato dalla Camera di Commercio di Verona e moderato dal Dirigente area affari economici Riccardo Borghero. Il convegno, molto affollato, è stato introdotto dai saluti di Fausto Bertaiola, presidente del Consorzio di Tutela Kiwi, sono intervenuti anche gli onorevoli Vito Comencini e Diego Zardini.
«Dopo un 2017 con ingenti danni da gelo, questa stagione si caratterizza per una ripresa produttiva – ha spiegato Elisa Macchi, del Centro Servizi Ortofrutticoli, Cso di Ferrara – La diffusione della moria nel veronese abbiamo stimato interessi poco più di 1.200 ettari. Nel 2018 c’è un’ulteriore calo delle superfici che già lo scorso anno erano sofferenti (limitatamente a circa 50 ettari). E’ buona la produttività negli appezzamenti esenti da asfissia con una numerosità di frutti nettamente superiore allo scorso anno».
Il Cso segnala una lieve presenza di PSA e cimice.
«Quest’anno tra moria, batteriosi e cimice asiatica, si stima una produzione inferiore del 15% rispetto alla media degli ultimi quattro anni – commenta Claudio Valente, componente di Giunta della Camera di Commercio di Verona – occorre stare all’erta perché la domanda c’è e si rischia che siano commercializzate produzioni di importazione. Quanto ai prezzi, premesso che manca un mese alla raccolta, l’andamento non è ancora chiaro, anche se sicuramente i frutti di alta qualità spunteranno prezzi alti. Sarà un anno di luci e ombre, la comparsa della cimice asiatica non ci voleva».
Cimice i cui danni possono essere rilevabili anche solo dopo la raccolta, all’uscita dalla cella frigo, vanificando tutto il lavoro di coltivazione e commercializzazione dell’agricoltore.
Secondo l’esperto Lorenzo Tosi di Agrea, la cimice si combatte solo con reti antigrandine e multifunzione che chiudano l’intero impianto e con trattamenti preventivi a inizio stagione o alla prima comparsa dell’insetto.