L’area del Custoza cerca il salto di qualità per posizionarsi a un livello di mercato più alto. «Il Custoza diciamo che non è più il Bianco – afferma Luciano Piona, avvicinato allo stand del Consorzio di Tutela -. Ora la Doc è Custoza e basta, ma le modifiche al disciplinare sono molto più profonde nella direzione di riposizionare in alto il Custoza: quantità ridotta, tendenzialmente a favore dei vitigni autoctoni, commercializzazione solo in contenitori di vetro. A livello di qualità e critica non abbiano niente da invidiare alle migliori Doc italiane. Quest’anno il Custoza si presenta con giacenze diminuite di 20 mila ettolitri. Vuol dire che i produttori hanno iniziato a capire che bisogna farne meno e più buono».
Il futuro è l’espansione all’estero. «Il Custoza ha ancora spazio per espandere l’esportazione visto che siamo ancora con percentuali molto basse. Serve una promozione sostenibile per dare valore aggiunto al Custoza e far sì che i produttori abbiano il giusto margine di guadagno».
Nell’area il Garda è cresciuto come quantità, il Pinot grigio delle Venezia sta funzionando. «Il Garda è un prodotto di largo consumo, perfetto per la grande distribuzione. Le denominazioni storiche sono le eccellenze. Il Custoza è un vino per il territorio, per gli appassionati, per chi vuole qualcosa di più».