Il Centro Servizi alla Persona Morelli Bugna è al completo. Con i nuovi ingressi la struttura ospita 149 anziani e con orgoglio e soddisfazione la Casa di Riposo castellana può dire di non aver registrato alcun caso Covid sino ad oggi anche se alcune settimane fa ha dovuto collaudare tutte le misure preventive al momento dell’arrivo di un ospite da Cerea che sembrava positivo. «In realtà poi tutti i tamponi sono risultati negativi – spiega la presidente Manuela Tomasi – Ma è un segnale che all’esterno l’emergenza non è finita e bisogna mantenere alto il livello di attenzione. Quando le persone si lamentano perché adottiamo misure più restrittive, in quanto sembra che altri concedano più visite e più contatti (ma le regole sono uguali per tutti), lo facciamo solo per tutelare i nostri anziani. Abbiamo 150 operatori che sono stati bravissimi e attenti in questi mesi e faremo di tutto per continuare a mantenere fuori il Covid dalla struttura garantendo il meglio agli ospiti».
Intanto, con due provvedimenti, distinti ma interconnessi, la Giunta regionale del Veneto interviene in soccorso del sistema delle case di riposo e dei centri diurni per anziani, in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria da Covid 19: la flessione del numero di ospiti, il blocco di nuovi ingressi e il conseguente calo degli introiti, insieme ai maggiori oneri di prevenzione, sanificazione e strutturali dettati dalle misure di contenimento del contagio, ipotecano la sostenibilità economico-finanziaria di molte tra le 346 strutture residenziali e semiresidenziali accreditate dalla Regione Veneto.
Il primo intervento assume le caratteristiche di un ‘bonus’ straordinario per il Covid parametrato ai valori del fatturato 2019 e delle perdite registrate nel 2020. Se il fatturato delle quota sanitaria 2020 risulta compreso tra l’85% e il 95% di quello 2019, è riconosciuta una integrazione fino al 95% dei valori fatturati nel 2019. Mentre, per le strutture residenziali il cui il fatturato 2020 risultasse inferiore all’85 % di quello del 2019, la Regione riconosce un’integrazione del 10% sul fatturato sanitario 2020. Mensilmente le Ulss provvedono ad erogare a titolo di acconto ai centri di servizio un dodicesimo del fatturato 2019 relativo alle quote sanitarie, salvo conguagli.
Il secondo intervento rappresenta una novità per il sistema sociosanitario veneto, anche se ricorda le ‘mini-quote’ introdotte nel 2010 (e successivamente abolite) per aiutare le famiglie prive di impegnativa a sostenere l’onere della retta di una casa di riposo. In questo caso, si prevede una quota sanitaria “di accesso” di 30 euro al giorno, che si affiancherà alla quota della retta alberghiera a carico dell’ospite (e della famiglia o del Comune). Il contributo straordinario decorre dal momento di ingresso del nuovo ospite, oppure può aver valore retroattivo già dal 1° gennaio 2020 per quanti sono già ospiti della casa di riposo, ma ancora in attesa dell’ impegnata di residenzialità (cioè del pagamento della quota sanitaria della retta da parte del sistema sanitario regionale).
Per la sperimentazione della ‘quota di accesso’ la Regione conta di impegnare 21.734.000 euro, pari al 4,1% dei 515 milioni di euro previsti nel Fondo regionale 2020 per l’assistenza residenziale alle persone non autosufficienti.
«La direzione sta facendo tutti i conteggi – conclude Tomasi – ma di sicuro faremo anche noi la richiesta. L’emergenza ha richiesto un impiego straordinario di risorse e dal punto di vista organizzativo. A un certo punto gli ingressi erano bloccati e quindi forzatamente ci sarà uno sbilancio di gestione. Siamo contenti che la Regione si sia mostrata attenta alle problematiche e alle esigenze di queste strutture».