Oggi in Regione si è fatto il punto sulle varianti al Covid presenti nel Veneto con gli interventi della dott.ssa Antonia Ricci, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, e della dott.ssa Francesca Russo, Direttore della Direzione regionale prevenzione, sicurezza alimentare e veterinaria della Regione del Veneto, che hanno evidenziato come la Regione sia stata lungimirante anche in questo settore. «Abbiamo iniziato in estate a parlare di varianti e il progetto regionale è stato approvato con Dgr n. 1424 del 21/10/2020. Dalla data di inizio 9 dicembre 2020 il numero totale di campioni caratterizzati geneticamente è di 519 (233 genoma completo e 297 gene S parziale). Ad oggi sono stati identificati 17 gruppi genetici diversi in Veneto. Quattro delle varianti identificate nel territorio regionale sono definite dal Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie (ECDC) come varianti “che destano preoccupazione da monitorare con attenzione”, o più precisamente “variants of current concern (VOC)” (B.1.1.7, P.1, 20A.EU1, 20A.EU2). Tra le diverse varianti, si segnala in particolare l’identificazione dalla seconda metà di dicembre 2020 della variante VOC-202012/01 (B.1.1.7) anche detta variante inglese che si caratterizza per una maggiore trasmissibilità ed una possibile maggiore virulenza. Si evidenzia inoltre la recente (12 febbraio) identificazione della variante P.1 o brasiliana in Veneto. Tale variante presenta mutazioni che ne aumentano la trasmissibilità e riducono l’efficacia di neutralizzazione da parte di alcuni anticorpi».
«Nel periodo corrente (1-17 febbraio) c’è da segnalare il consolidarsi della circolazione della variante VOC-202012/01 o variante inglese sul territorio regionale. L’identificazione mediante sorveglianza random della variante P.1 o brasiliana in cittadini residenti nel territorio regionale senza viaggi pregressi è da considerarsi preoccupante considerato anche il possibile impatto delle mutazioni tipiche della variante sull’efficacia della profilassi vaccinale (necessari titoli anticorpali post vaccinazione elevati per la protezione). Le indagini previste nella seconda sorveglianza pianificata da ISS aiuteranno a fornire una più reale immagine in merito alla prevalenza della variante nel territorio. Data l’identificazione di numerosi clusters di infezione non ascrivibili alle varianti inglese, brasiliana o sudafricana, si ritiene prioritario continuare ad effettuare la caratterizzazione del genoma completo dei virus identificati al fine di poter riconoscere l’emergere di nuove mutazioni che possano avere un impatto sulla trasmissibilità, la virulenza e l’immunogenicità dei virus circolanti nel territorio».

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