E’ Lorenzo Fontana, il candidato indicato dalla Lega, il presidente della Camera della 19^ Legislatura. E’ questo il risultato del voto di Montecitorio di questa mattina dopo che ieri ne erano andate buche tre per le fibrillazioni all’interno della coalizione. Ieri, la maggioranza prescritta dei 2/3 non era stata raggiunta, ma nella votazione di oggi era sufficiente la maggioranza assoluta, della metà più uno. Risultato ottenuto senza problemi e dopo le proteste dei parlamenti Dem Scarpa e Zan che ne hanno contestato le scelte pro-life e quelle del passato a favore di Vladimir Putin. Proteste, peraltro, durate pochissimo.

Fontana, 42 anni, è veronese ‘de zoca’ ed è anche un grande tifoso dell’Hellas, tanto da essere ospite fisso nella trasmissione di commento alle partite di Telenuovo. La sua carriera politica è stata splendida e rapida allo stesso tempo. E’ stato parlamentare europeo dal 2009 al 2018, quando è stato eletto deputato. Nel primo governo Conte giallo-verde è stato ministro della Famiglia e poi degli Affari europei. Attualmente è responsabile esteri della Lega.

E’ la prima volta che un veronese assurge alla terza carica dello Stato. Ci sono stati dei ministri (Guido Gonella, Giuseppe Trabucchi, Emilio De Rose, Gianni Fontana), ma nell’organigramma della Repubblica mai nessuno era arrivato così in alto e questo non può che essere motivo di soddisfazione per i suoi concittadini a prescindere dalle condizioni politiche di ciascuno.

A dispetto della propaganda avversaria, che dipinge i leghisti come degli zotici ignoranti, Fontana ha tre lauree: in Scienze Politiche, Filosofia e Storia e l’impegno culturale è sempre stato il suo punto di forza anche all’interno del partito. 

E’ un leghista storico, fidatissimo di Salvini, ed esponente dell’ala più “di destra” del partito,  conservatrice, tradizionalista e cattolica. Si è sempre dichiarato per principio contro l’aborto, la cosiddetta teoria LGBT, il matrimonio tra omosessuali e le unioni civili e si è sempre mosso nel solco della cultura di destra, impegnandosi contro l’immigrazione selvaggia vista come un pericolo la nostra identità culturale ed etnica e per la difesa dell’Europa cristiana. Ha ottimi rapporti con altri esponenti veronesi della medesima area conservatrice e di Fratelli d’Italia, che anche per questo ha gradito subito la sua candidatura al vertice della Camera dei Deputati. 

La sua elezione, come quella di La Russa al Senato, è l’espressione dei nuovi rapporti di forza che si sono delineati all’interno della coalizione a trazione FdI, che sarebbe più giusto chiamare destra-centro piuttosto che centro-destra. Uno dei leader storici della destra ex-missina alla presidenza del Senato ed uno dei capi dell’ala più conservatrice della Lega alla presidenza della Camera sono la conseguenza logica del risultato elettorale che ridimensiona la componente centrista di Berlusconi anche nelle cariche istituzionali. Il fastidio dimostrato dall’ex cavaliere in occasione della votazione a palazzo Madama ne è la dimostrazione. La Meloni, che già deve affrontare una situazione esterna a dir poco disastrosa, avrà il suo bel daffare anche all’interno della colazione.