Sono stati 164,6 milioni i passeggeri transitati negli aeroporti italiani nel 2022, più del doppio del 2021, anno in cui, tra effetti della pandemia e restrizioni alla circolazione, i viaggiatori furono solo 80,7 milioni. Di questi, appena 2,982 milioni sono transitati dal Valerio Catullo che registra una leggera crescita del 4,4% sul 2021, ma che “paga” ben il 18% sul 2019. La capogruppo Venezia, con 9,3 milioni di passeggeri registra – al contrario – una crescita del 71% sul 2021 ed una contrazione del 19% sul 2019.

Venezia cresce del 7,6% nel trasporto merci mentre Verona ha alzato bandiera bianca: meno 71% sul 2021 con appena 653 tonnellate trasportate contro le 47.585 di Venezia e le 20.827 di Bergamo.

 Oggi Assaeroporti ha diffuso i dati 2022 del traffico aereo che è in ripresa dunque con volumi, per il sistema nazionale, pari all’85% di quelli del 2019. Nel corso del 2022, infatti, il gap rispetto ai 193 milioni di passeggeri pre-Covid si è progressivamente ridotto, passando dal -39% del primo trimestre al -12% del secondo, fino al record dei mesi estivi, -7%, seguito dal -9% degli ultimi tre mesi dell’anno.

Analizzando i dati per classi dimensionali in funzione dei flussi pre-pandemia, emerge che nel 2022 a trainare la ripresa del traffico aereo sono stati gli aeroporti medi e piccoli, molti dei quali hanno superato i livelli del 2019. Una regola che non vale per il Catullo, evidentemente.

Tra quelli che corrono si segnalano gli scali di Milano Linate, Bari, Palermo e Napoli per la fascia tra i 5 e i 15 milioni di passeggeri; gli aeroporti di Brindisi, Alghero, Olbia e Torino per la categoria tra 1 e 5 milioni di passeggeri; gli scali di Foggia, Bolzano, Trapani, Grosseto, Cuneo, Perugia, Parma, Taranto, Lampedusa, Comiso, Pescara e Crotone per la classe con meno di 1 milione di passeggeri annui. Gli aeroporti con un traffico superiore ai 15 milioni di passeggeri sono invece caratterizzati da tassi di incremento meno marcati. Il divario sul 2019 è attribuibile principalmente al segmento intercontinentale che, dopo due anni di pandemia, ha ricominciato a crescere in maniera strutturale solo a partire dai mesi estivi del 2022.

In termini di numero di passeggeri transitati, tra i primi 10 scali del 2022 si sono posizionati: Roma Fiumicino con 29.360.613 (-32,6% vs 2019), Milano Malpensa con 21.347.652 (-26% vs 2019), Bergamo con 13.155.806 (-5,1% vs 2019), Napoli con 10.918.234 (+0,5% vs 2019), Catania con 10.099.444 (-1,2% vs 2019), Venezia con 9.319.156 (-19,4% vs 2019), Bologna con 8.496.000 (-9,7% vs 2019), Milano Linate con 7.719.977 (+17,5% vs 2019), Palermo con 7.117.822 (+1,4% vs 2019) e Bari con 6.205.461 (+11,9% vs 2019).

Analogo all’andamento dei passeggeri è stato, nel 2022, anche il trend dei movimenti aerei: sono stati 1.469.397, superando del 55% i valori del 2021 e raggiungendo il 90% di quelli del 2019. In crescita anche il cargo, che con 1.107.501 tonnellate di merci  trasportate si è attestato a un +1,7% rispetto al 2021 e ad un +0,3% sul 2019. Lo scalo di Milano Malpensa, con oltre 720 mila tonnellate, conferma la leadership  nazionale, processando il 70% delle merci avio del nostro Paese.

“Stiamo assistendo ad una forte ripresa del traffico aereo in Italia, superiore a quella di molti Paesi europei – ha commentato il Presidente di Assaeroporti, Carlo Borgomeo – soprattutto grazie ai risultati eccellenti della stagione summer. Fa particolarmente piacere che gli aeroporti del Sud e delle Isole, con oltre 51 milioni di passeggeri e un  incremento del 2,2% sul 2019, recuperino i volumi pre-Covid così velocemente, a riprova di quanto il trasporto aereo sia centrale per i territori e la mobilità di persone e merci. Ci auguriamo che, altrettanto rapidamente, venga superata l’esclusione sostanzialmente ideologica del nostro comparto dal PNRR e che cresca l’attenzione al settore nel quadro dalle scelte politiche di sviluppo. Includere il comparto in un piano di rilancio significherebbe non solo aiutare i gestori ma soprattutto rimettere al centro della ripresa gli stessi passeggeri, contribuendo, in una delicata congiuntura economica, al finanziamento di operazioni che guardino anche alla sostenibilità”.