La fondazione Gimbe lancia l’allarme sulla situazione della sanità in Italia.
”La crisi di sostenibilità del Ssn – dichiara il suo presidente Nino Cartabellotta- sta raggiungendo il punto di non ritorno tra l’indifferenza di tutti i Governi che negli ultimi 15 anni, oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute”.
Gimbe è una delle fondazioni più accreditate e ha lo scopo di favorire la diffusione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione, al fine di migliorare la salute e  contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.
L’allarme che lancia è quindi qualcosa da prendere sul serio. Non è propaganda politica. E coincide con quello che stiamo sostenendo su L’Adige. Il sistema sta per collassare nell’indifferenza della politica. Nell’ultima legge di bilancio alla salute sono stati destinati appena 2 miliardi. Per portare il Ssn italiano al livello di quello di paesi come la Germania e la Francia ce ne vorrebbero 50.
Di qui le liste d’attesa infinite che costringono i cittadini ricorrere al privato pagando di tasca propria quelle prestazioni che spetterebbero di diritto. Oppure, cosa ancora più grave, rinunciando a curarsi. Secondo una recente audizione dell’Istat, sottolinea Gimbe, le persone che hanno dovuto rinunciare è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, per arrivare all’l’11,1% nel 2021, per calare nel 2022 al 7%.
Della spesa sanitaria totale, 168 miliardi, 127 sono a carico dello stato, pari al 75,6%, ma 36,5 miliardi, pari al  21,8% sono stati pagati direttamente dalle famiglie e 4,5 (2,7%) rimborsati da fondi sanitari e assicurazioni.
Con questi numeri il principio universalistico viene svuotato del suo significato. A questo punto il governo si trova davanti a un bivio. O salvare il Ssn con un’iniezione eccezionale di risorse, o prendere atto che non è più in grado di far fronte ad un sistema che dà tutto a tutti e stabilire una franchigia e un accordo con le assicurazioni per un sistema misto pubblico/privato. Continuare a far finta di niente non è più possibile: di mezzo c’è la salute e la vita della gente.