(di Stefano Cucco) Al via la realizzazione di un’opera strategica per il Consorzio di Bonifica Veronese. Si tratta di un nuovo impianto a pressione di Bussolengo e Chievo che serve a far risparmiare acqua, migliorare l’irrigazione e produrre energia. L’importo complessivo dell’intervento è di 24 milioni 300mila euro, interamente finanziati con fondi PNRR. I bandi di gara per l’affidamento dei lavori sono già stati pubblicati e la conclusione dei lavori è prevista per l’apertura della stagione irriga 2026.

Sono il presidente Alex Vantini ed il direttore generale Luca Antonini a sottolineare l’importanza strategica del progetto di conversione irrigua che il Consorzio di Bonifica Veronese si appresta a realizzare tra Chievo e Bussolengo. «Innanzitutto, va premesso l’aspetto più importante – afferma Vantini – basta osservare le condizioni dell’Adige e del Lago di Garda negli ultimi mesi per rendersi conto della gravità della situazione idrica che stiamo vivendo. E non sono certe le pur abbondanti piogge di questi giorni a risolvere un problema che ormai è strutturale data la mancanza di accumuli nevosi e di bacini artificiali sufficienti in Alto Adige.  Le conversioni irrigue da scorrimento a pressione, che il Consorzio di Bonifica sta realizzando in diverse aree della provincia veronese, sono l’unica risposta possibile a cambiamenti climatici diventati ormai endemici»

«L’opera – prosegue  il presidente – non solo raggiungerà molteplici e importanti obiettivi per l’esercizio irriguo, ma dischiude anche ricadute positive in ambito urbanistico: Riconversione ed efficientamento dell’attuale sistema irriguo; risparmio idrico fino a un metro cubo al secondo in meno; riduzione delle perdite idriche e produzione di energia rinnovabile. Comprendiamo perfettamente la preoccupazione che arriva da alcuni imprenditori agricoli – continua Vantini – soprattutto in merito alle spese che dovranno sostenere per dotarsi di strumentazione necessaria per fruire del nuovo impianto pluvirriguo. Per questo motivo ci siamo mossi in Regione per chiedere che le aree interessate da trasformazioni possano beneficiare in maniera prioritaria e più consistente di contributi finalizzati proprio ad affrontare le maggiori spese che nascono dal doversi adeguare ai nuovi sistemi.

Riguardo, invece, ad alcune proposte alternative al nuovo impianto, come modificare i turni di irrigazione o realizzare bacini di contenimento, va detto che non sono tecnicamente realizzabili. L’attuale sistema di distribuzione è stato realizzato ad inizio Novecento e non funziona come un rubinetto, attraverso il quale è possibile dosare il flusso d’acqua. L’impianto attuale o è aperto, e funziona al 100%, o è chiuso. Inoltre, non è pensabile aggiungere giorni tra un turno e l’altro, rendendo più lunga la periodicità, perché è provato che questo andrebbe a penalizzare le produzioni agricole. Riguardo poi all’ipotesi di realizzare piccoli bacini di contenimento e accumulo – conclude Vantini – è una strada sulla quale comunque si sta ragionando, ma questi avrebbero vera utilità solo se legati ad impianti pluvirrigui. Il sistema tradizionale a scorrimento, utilizzando una grande quantità d’acqua in tempi brevi, avrebbe necessità di invasi immensi. Basti pensare che per fornire acqua per una sola settimana all’area coperta dal nuovo impianto sarebbe necessario un bacino enorme, di quasi 10 ettari. Per una sola settimana».

«Il progetto che stiamo realizzando – spiega Luca Antonini, direttore generale del Consorzio – prevede la conversione irrigua di 950 ettari nei Comuni di Verone e Bussolengo, serviti a scorrimento in parte dall’ex Consorzio Agro Veronese e in parte dall’ex Consorzio Adige Garda. Grazie all’irrigazione in pressione si potrà quindi contare su un risparmio del 60% dell’acqua utilizzata ed inoltre parte dell’energia necessaria al sollevamento, anche qui fino al 60%, verrà fornita dal nuovo impianto idroelettrico del Chievo, con conseguente riduzione delle spese. Procederemo – conclude Antonini – con l’ammodernamento del canale Diramatore di San Giovanni per un tratto di circa due chilometri, per raggiungere il risultato di ridurre le perdite della fatiscente struttura attuale, e realizzeremo una centralina idroelettrica ad acqua fluente finalizzata a utilizzare il salto ricavato dalla ricalibratura per produrre energia rinnovabile per oltre un milione di kWh durante la stagione irrigua».