Dal 1982 – con la prima operazione di pace in Libano – l’Italia ha interrotto una vacatio dalle presenze internazionali lunga vent’anni. Rimasta scioccata dall’eccidio di Kindu in Congo nel 1961 (tredici aviatori massacrati dalle truppe governative che li avevano scambiati per mercenari belgi) l’opinione pubblica nazionale aveva scelto di disinteressarsi dai teatri di crisi, restando alla finestra con una sola missione all’attivo, il salvataggio al largo del Vietnam di un migliaio di boat people nel golfo di Siam.

Dal Libano in poi, l’Italia è entrata sempre più nel “grande gioco” delle missioni di pace con una presenza sempre più massiccia: ben 55 missioni in corso per una spesa annua di 1,5 miliardi € con 12mila militari impegnati. Un impegno enorme che, aggiunto alle tensioni internazionali, ha aperto la strada ad una possibile reintroduzione della leva obbligatoria nel nostro Paese – come intende fare la Germania – dopo la sospensione (e non l’abolizione) decisa nel 2004 e al dibattito conseguente.

Ne abbiamo parlato col giornalista del Giornale di Vicenza, e ufficiale della Riserva, Paolo Rolli che ha all’attivo – oltre ad una lunga esperienza professionale – diverse missioni con le truppe italiane (Libano, Iraq, Afghanistan) e che ieri ha presentato a Verona il suo libro “Diari da Nassiriya” per i tipi di Edizioni Biblioteca dell’Immagine. Questa la nostra intervista: