(di Bulldog) Okay, il titolo è una forzatura. Ma le ultime analisi di SWG sul voto della settimana scorsa qualche riflessione a sinistra la debbono porre. Il perchè è presto detto: la presidente del Consiglio, scegliendo di scommettere sulla propria figura – “Basta che scriviate Giorgia!” – ha colto un’affermazione davvero importante. E’ riuscita infatti a conquistare il voto non soltanto degli ambienti tradizionali della Destra italiana, non soltanto fra i titolari di partita IVA (che nella vulgata woke sarebbero i beneficiari dei “condoni” e della politica fiscale del governo di centrodestra), ma soprattutto quello di operai, persone in difficoltà economiche e anziani. L’analisi confronta le indicazioni di voto rispetto ai voti medi riportati da ciascuna lista.

Dai 18 ai 34 anni – blocco che registra una crescita dell’astensionismo di ben 5 punti, dal 51 al 56% – Elly Schlein sembra convincere di più. La Meloni (penalizzata da troppe chiacchiere inutili su un inesistente ritorno al servizio di leva in Italia) perde otto punti rispetto al suo risultato elettorale; il PD ne guadagna sei mentre AVS registra un overcut di ben 4 punti. Una generazione leftwing? possibile, anche se il dato europeo di questa generazione punisce clamorosamente il blocco dei Socialisti & democratici (meno sei punti percentuali) e premia la sinistra più a sinistra del cancelliere e spitzenkandidat Olaf Scholz e all’opposto i rappresentanti di Identità e democrazia (la Lega in Italia) con un più 2%.

Questa è la slide che conferma il titolo: più 10% di consenso fra gli operai rispetto alla media ottenuta da FDI sul totale dei suffragi: il 39% del voto operaio va a Giorgia; Elly perde ben 8 punti; i Cinquestelle ne recuperano tre ma AVS – Fratoianni e Bonelli – ne perdono quattro. A voler tirare u a conclusione, potremmo dire che questa è la punizione per la perdita costante del potere d’acquisto dei salariati, dei blue collars, quelli che hanno visto il PD festeggiare una delocalizzazione che li ha gettati nel precariato e nella chiusura di fabbriche simbolo della cultura operaia e industriale italiana.

Aver chiuso l’accordo sulla via della Seta, aver cercato di riportare a casa fabbriche, anche la stessa polemica col gruppo Stellantis sull’italianità del gruppo automobilistico europeo, l’impegno contro la UE su imballaggi e motori termici ha pagato. Tematiche anche della Lega che, non a caso, va meglio in fabbrica che non nelle ZTL.

Attenzione, anche questa slide sollecita riflessioni: se il centrodestra immaginato da Silvio Berlusconi era la voce delle partite IVA, Giorgia qui non sfonda. Anzi, il governo perde complessivamente due punti percentuali di consenso, e solo la Lega riesce a guadagnare in questo mondo. Qui, probabilmente, si paga un astensionismo che diventa importante: l’area del non voto dei colletti bianchi sale al 41%. Un segnale di disagio o il richiamo del weekend di sole? eppure la Bolkenstein è stata usata come leva di pressione dalle categorie professionali verso il centrodestra che su questo si è impegnato a volte scompostamente.

Aver tagliato il reddito di cittadinanza è costato poco in termini elettorali: il 58% delle persone che si dichiarano in difficoltà economiche non è andato proprio a votare e Giorgia ha pagato un pegno inferiore a quello di Elly Schlein, il 5 contro il 7%. Se non stupisce il buon risultato del M5Stelle – l’elettorato in fondo è lo stesso del sindaco Lauro, la logica è identica – stupisce il risultato di Forza Italia e della Lega, maggiore di quello di AVS. Qui sotto i dati sull’astensione: donne e persone in disagio economico sono le categorie meno coinvolte dal voto europeo.

Giorgia – e rimandiamo alla grafica in apertura – conquista lo zoccolo 35-54 anni dove ottiene il risultato migliore, il 33%, ben 10 punti sopra il PD, 25 punti sopra Forza Italia, 30 sopra Calenda e Renzi. Questo dato, in prospettiva, è quello che mette più in sicurezza il governo sino a fine legislatura e pone al PD domande vere sulla propria collocazione.