Una sede della DDA e della DIA a Verona non vanno a “togliere potere e ruolo” a Padova e Venezia, ma a rafforzare la lotta alla malavita organizzata che – come dimostrano tante inchieste – nel Veronese campano benissimo. Palazzo Barbieri ed Avviso Pubblico non hanno preso bene le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Venezia Bruno Cherchi nel corso dell’audizione svolta in Commissione parlamentare antimafia il 17 luglio.

Così hanno preso carta e penna e ricordando il percorso fatto – frutto di una collaborazione bipartisan con pochi precedenti – e soprattutto chiedono che il percorso per avere a Verona i professionisti dell’anti-mafia non venga interrotto.

In una nota, infatti, sottolineano che:

La richiesta di valutare la possibilità di attivare una sezione della Direzione distrettuale antimafia (DDA) e della Direzione investigativa antimafia (DIA) a Verona è la sintesi delle istanze espresse nei mesi scorsi dal territorio, rappresentate, tra l’altro, da quanto riportato in atti ufficiali, da quanto espresso dal Procuratore della Repubblica della città, dal mondo delle imprese, e da quanto emerso nel confronto con le forze di polizia e altri organi istituzionali presenti sul territorio della provincia. L’ampiezza e significatività di tali istanze è peraltro inequivocabilmente rappresentata dalla sottoscrizione di tale richiesta in data 19 aprile da tutti i 98 comuni della Provincia, senza alcuna distinzione di colore e corrente politica. Dare loro voce e ascolto è nelle responsabilità delle istituzioni.

L’intento della richiesta, animata da uno spirito costruttivo e di collaborazione istituzionale, è mirato al potenziamento del controllo del presidio di legalità sul territorio, non è certamente quello di indebolire l’azione della DDA di Venezia e della DIA di Padova, cui si è sempre espresso, e qui qui si rinnova pubblicamente, un vivo ringraziamento per l’attività che esse hanno svolto e stanno svolgendo. La nostra richiesta, dunque, non è volta a distrarre risorse da Venezia ma, al contrario, rafforzarle potenziando la presenza sul territorio veronese.

La delicatezza della situazione veronesecertificata anche dalle ultime relazioni della della DIA e ribadita dal Procuratore Cherchi durante l’audizione di ieri – e la proposta sottoscritta, come detto, dai 98 sindaci scaligeri, dopo essere stata indirizzata ai Ministri Nordio e Piantedosi è stata trasmessa a tutti i parlamentari e consiglieri regionali veronesi. E’ stata inoltre posta direttamente all’attenzione del Ministro dell’Interno Piantedosi il 21 giugno scorso dal Sindaco di Verona Damiano Tommasi, dall’assessora alla Sicurezza, Legalità e Trasparenza Stefania Zivelonghi e dal Coordinatore provinciale di Avviso Pubblico avv. Daniele Zivelonghi. Il Ministro Piantedosi ha ascoltato attentamente quanto gli è stato presentato ed ha manifestato l’intenzione di recarsi a Verona in tempi brevi. E’ stata inoltre sottoposta anche all’attenzione del Procuratore generale di Venezia lo scorso 8 luglio.

Dopo anni di negazione e di sottovalutazione della presenza del fenomeno mafioso – che, al contrario, esiste e si è radicato da diversi decenni come ha affermato anche il procuratore Cherchi – a Verona lo scorso aprile è successo un fatto di rilevanza storica: tutti i sindaci della provincia hanno dimostrato di avere consapevolezza che il fenomeno esiste e che esso rappresenta una minaccia attuale e concreta per la sicurezza, l’economia e la democrazia locali. Essi hanno avanzato unanimemente una proposta che, nel rispetto della propria autonomia, gli organi istituzionali competenti sono chiamati a valutare.

A prescindere dalla decisione che sarà presa, è certo che l’azione della magistratura e delle forze di polizia sul territorio scaligero – e veneto – vadano rafforzate, insieme al personale amministrativo e ai mezzi di supporto. La tecnologia citata dal Procuratore Cherci nel corso dell’audizione è senz’altro uno strumento fondamentale per svolgere le indagini e scambiare informazioni a distanza, anche sul versante delle inchieste antimafia, ma lo è anche la presenza in loco di donne e uomini debitamente formati. Più si è vicini al problema, meglio lo si comprende, prima si interviene.

Dopo l’interlocuzione con il Ministro Piantedosi, siamo in attesa – prosegue la nota – di riscontro da parte del Ministro della Giustizia Nordio – auspichiamo che tale riscontro possa avvenire in tempi brevi e lo invitiamo sin d’ora a Verona per un confronto diretto con le realtà comunali e provinciali. Infine, accogliamo positivamente l’annuncio della prossima venuta in Veneto e a Verona di una delegazione della Commissione parlamentare antimafia, con la quale avremo modo di interloquire direttamente, fornendo informazioni maggiori dettagli sugli elementi che hanno motivato la suddetta richiesta di una sezione della DDA e della DIA a Verona.

Non da ultimo, auspichiamo il sostegno concreto dei parlamentari veronesi nel percorso di richiesta di rafforzamento di risorse di coordinamento indagini e di investigazione nell’area veronese, per tutte le ragioni espresse nella nostra lettera del 19 aprile e che oggi con forza ribadiamo”.