(Di Matteo Zanon) Giovedì sera nella sala civica di Povegliano si è tenuto il primo appuntamento del programma stilato dalla Pro Loco per la festività di San Martino, patrono di Povegliano. I presenti hanno avuto modo di partecipare con piacere all’incontro-dibattito “Agricoltura biologica chiave per la salute della terra e dell’uomo”. Hanno raccontato la loro esperienza tre relatori guidati dal giornalista Giovanni Biasi: Matteo Caloi, giovane agricoltore dell’azienda agricola “Tretener” di Badia Calavena, Enrico Maria Casarotti, dell’A.VE.PRO.BI., Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici e il poveglianese Roberto Cazzador della società agricola “Il Campus”.

Dopo i saluti del presidente della Pro Loco paesana Riccardo Cordioli e della sindaca Roberta Tedeschi, Giovanni Biasi ha introdotto l’argomento con il suo intervento dal titolo “Il biologico visione del mondo” sottolineando come “L’agricoltura biologica sia una visione del mondo olistica, che abbraccia tutto, dal cibo alla salvaguardia del terreno, degli ecosistemi e della salute delle persone”. Ha concluso: “La scelta del biologico riguardi tutti noi, dai cittadini alle autorità, e deve essere una scelta forte e determinata se vogliamo salvarci dai cambiamenti climatici”. 

Il moderatore ha letto poi lo scritto inviato dal relatore Andrea Cecchinato, produttore di crema di bava di lumaca e presidente del Biodistretto delle terre veronesi, assente alla serata per malattia che avrebbe dovuto raccontare “La situazione del biologico in Italia e nel Veneto”. Tra i punti chiave del discorso ha evidenziato le difficoltà del mondo biologico in Italia e in particolare nel Veneto: “Nel 2019-20 la Sau, superficie agricola utilizzabile italiana a biologico è cresciuta ma nel Veneto è calata. Il Veneto è tra le regioni con meno superficie agricola utilizzata per il biologico in Italia. Nel Veneto è cresciuta quella del vino biologico ma è  calata quella per l’agricoltura”. Il Veneto produce il 6 per cento del totale del biologico italiano e il numero delle aziende biologiche del Veneto sono il 3,9 per cento del totale in Italia. “Nel 2020 nell’unione europea l’Italia si conferma ai primi posti come incidenza di superficie bio sul totale della Sau, con il 16,6 per cento. Al terzo posto come superficie coltivata, con 2,1 milioni di ettari. L’Italia è al primo posto per numero di produttori biologici: 71.950”.

Matteo Caloi dell’azienda agricola “Tretener” ha poi raccontato la sua esperienza di Badia Calavena ed esposto il tema “Agricoltura rigenerativa di montagna, salvaguardia del suolo e del territorio”. Caloi ha frequentato l’istituto agrario di Buttapietra e il corso post diploma sull’agricoltura biologica. Ha quindi deciso di aprire un’azienda agricola con produzione di verdure, miele, zafferano, fagioli, mais, grani antichi e allevamento di galline venete. “L’agricoltura biologica non può permettersi di sostenere quello che già c’è, terreni desertici con presenza di sostanza organica dell’1%. Per cui dobbiamo iniziare a rigenerare il suolo aumentando la fertilità del terreno, la complessità dell’azienda e la biodiversità vegetale e animale”. Ha continuato: “Noi ci basiamo su un sistema perfetto che è quello del bosco. Il bosco tiene sempre coperto il terreno, con foglie, rami e tronchi aumenta enormemente la sostanza organica del terreno e la formazione di humus e attira una quantità elevata di animali che tengono in movimento il bosco”. Una peculiarità dell’azienda agricola “Tretener” è la produzione senza acqua. Infatti, a causa della mancanza di reperire acqua in quella zona, produce con una piccola percentuale d’acqua e per questo ha messo in moto una serie di strategie per salvaguardare quella presente (brina, rugida, acqua piovana…). “Abbiamo sfruttato le curve di livello del terreno. Facendo così anche con delle piogge l’acqua non viene diramata via velocemente ma con calma viene portata lentamente verso le verdure. Anche se non piove, quella piccolissima rugiada presente sul terreno viene catturata molto più facilmente”.

Il secondo intervento è toccato a Enrico Maria Casarotti dell’Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici che ha esposto la relazione dal titolo “La fertilità della terra come fondamento del biologico”. Casarotti ha spiegato la vastità e la complessità del mondo biologico che non si basa solo sull’assenza dell’uso di pesticidi ma di tanti altri passaggi fondamentali che l’agricoltore deve mettere in atto per rispondere ai criteri del biologico. Al giorno d’oggi una scelta delicata che richiede energie e tanta attenzione per ricavare il massimo dalla produzione che non si basa sulla quantità ma sulla qualità del prodotto. “La parte più complicata dell’agricoltura biologica – ha spiegato – è mantenere la biodiversità, incrementare la salute dei suoli e ridurre al minimo gli input esterni. Questi concetti portano a una rivoluzione del sistema agricolo”. Casarotti ha spiegato, attraverso immagini ed esempi, la situazione del terreno della regione Veneto, l’importanza della fertilità del suolo per l’agricoltura biologica e dell’uso di fertilizzanti naturali per renderlo ancor più attivo e capace di rispondere alle richieste del contadino.

Il terzo ed ultimo relatore è stato il poveglianese Roberto Cazzador, trasferitosi sul Monte Baldo dove gestisce l’azienda agricola “Il Campus” che ha appezzamenti terrieri in varie zone di Verona. “Il progetto – spiega – è nato all’interno della cooperativa sociale “Centro di Lavoro San Giovanni Calabria”. Abbiamo deciso di aprire un’azienda agricola e di coltivare piante officinali perchè la cooperativa è di tipo B, ovvero l’ultimo step per le persone con qualche disabilità di ritornare nel mondo del lavoro”. L’azienda agricola oltre alle piante officinali ha un piccolo allevamento di maiali, un vigneto, una piccola produzione di formaggio e una coltivazione di patate, in particolare un’antica varietà proprio del Monte Baldo. “La cooperativa – spiega Cazzador – ha preso in carico Malga Albarè dalla Specchiasol di Bussolengo dove facevano piante officinali e visto che era presente già l’attrezzatura, abbiamo deciso di continuare. Abbiamo proseguito anche perchè il Monte Baldo è conosciuto come il monte delle erbe per la sua biodiversità, la più grande d’Europa”. L’azienda produce calendula, malva, melissa moldavica (usata storicamente dai Carmelitani Scalzi è usata tutt’oggi per i profumi) e la santoreggia.  

Damiano Scarsi del patronato Enasc di Povegliano ha poi presentato un corso finanziato dai fondi Psr, quindi gratuito, che riguarda l’agricoltura biologica. Il corso ha una durata di 28 ore ed è aperto ad esperti del settore agricolo o semplici curiosi. 

Hanno chiuso la serata il presidente del negozio “La Buona Terra” Fabio Parisi e Rosella Danzi di “Natura Sì” (sponsor della serata) che hanno sottolineato la loro attenzione verso i piccoli produttori biologici e la promozione dei loro prodotti, dimenticati dalla grande distribuzione.