Il ministero della salute ha pubblicato l’analisi del rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) da parte delle regioni ne 2020, ovvero di quelle prestazioni minime che devono garantire ai cittadini in materia di sanità. Il risultato è preoccupante: metà delle regioni non lo ha fatto.

Il monitoraggio del ministero del nuovo sistema di garanzia (Nsr) valuta, in base a degli indicatori, i livelli di assistenza di tre macro-aree: ospedali, distretti e prevenzione, dando dei punteggi da zero a cento. La sufficienza è quando si raggiungono 60 punti.

Le regioni che hanno garantito i Lea in tutte e tre le aree di valutazione sono: Piemonte, Lombardia, P.A. di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Puglia.
Liguria, Abruzzo, Molise e Sicilia
sono state sufficienti solo in due macro-aree.
Campania, Basilicata, Val d’Aosta, Sardegna e Bolzano sono state sufficienti solo in una, mentre la Calabria è stata insufficiente in tutte e tre.

Per la precisione c’è da dire che l’anno preso in esame, il 2020, è quello in cui è scoppiata la pandemia, che ha alterato sia i ricoveri, sia le prestazioni ambulatoriali sia i programmi di prevenzione. Per avere una fotografia più aderente alla realtà della situazione sanitaria nelle regioni italiane sarà necessario attendere il monitoraggio del 2022, anche perché il 2021 è stato pure caratterizzato dall’emergenza Covid. In ogni caso i dati del 2020 possono essere visti anche come uno stress-test che indica la capacità dei singoli sistemi regionali a reagire a delle situazioni d’emergenza.