Il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la nuova convenzione biennale 2014-2015 per le otto scuole d’infanzia paritarie, la San Giuseppe e l’istituto canossiano di Villafranca, la Zoccatelli di Dossobuono, la Mariotto di Alpo, la Maria Goretti di Pizzoletta, la San Gaetano di Rizza, la don Geremia Cordioli di Rosegaferro e la fondazione Franchini di Quaderni. Lo scorso anno contavano in tutto 32 sezioni per 766 bambini. Da sempre questo settore è un fiore all’occhiello del Comune di Villafranca che è stato il primo a stipulare queste convenzioni sin dal 1983 e anche stavolta investirà 1 milione e 90 mila euro all’anno oltre ai 6900 euro per la scuola di Alpo che fornisce anche il servizio di trasporto a casa. Il contributo sarà calcolato secondo due criteri: una somma per bambino pari a 870,69 euro l’anno per le scuole fino a due sezioni e 811 per quelle con più di due sezioni, e una somma che va da 18mila a 10mila euro a seconda del numero di sezioni (da fino a 2 a sette). “In passato a volte è stato necesario integrare, a volte ci sono stati dei residui – ha spiegato l’assessore Maria Cordioli dopo aver fatto un excursus degli anni precedenti -. Quest’anno c’è una novità. Qualora ci fosse un avanzo nella cifra stanziata, il residuo verrà destinato in prima istanza alle rette delle famiglie in difficoltà e poi alla riduzione delle rette in generale. Non è facile in questo momento venire in contro alle esigenze di chi sceglie queste scuole e nel corso dell’anno viene a trovarsi in condizioni di difficoltà. Quest’anno, quindi, utilizzeremo l’intera somma a bilancio pe dare un segnale di vicinanza alle scuole paritarie e anche alle famiglie. Il Comune coprirà anche iil 30% delle spese del personale per bambini disabili”.
Tutte le forze politiche hanno espresso apprezzamento per l’ottimo lavoro svolto dalle scuole paritarie e per l’intervento comunale.
Isabella Roveroni: “Una criticità. Fino al 2007 c’erano rette uguali tra quelle paritarie e quella statale per garantire libertà di scelta educativa. Poi le cose sono cambiate. Le rette delle paritarie sono più alte. C’è grande differenza e quindi la scelta può finire per essere determinata dal carattere economico. C’è il rischio che alla Collodi vada un’utenza fragile che crea problemi di ordine didattico ed educativo”.
Maria Cordioli: “il gap che si è venuto a creare è scattato nel 2008 quando ci siamo ritrovati ad inizio amministrazione ad affrontare i problemi delle scuole paritarie. I presidenti i sono ritrovati più volte attorno a un tavolo. Se non avessero aggiunto loro, dovevamo metterlo noi. L’entrata al Collodi è inferiore rispetto alla spesa. La scelta è stata quella di venire in contro alle famglie con più difficoltà. Quindi diversificata la retta: 94 non residenti, 82 residenti e 74 ridotte”.
Cesare Scattolini: “C’è personale qualificato, materiae didattico e giochi all’avanguardia, programmi diversificati. Il 72% del bilancio va a coprire i costi dl personale”.
Marco Dall’Oca: “Plauso ale scuole per la qualità e la rete creata sul territorio. Svolgono un’azione di supplenza, visto che già da allora il Comune ha potuto non investire nella realizzazione di altre scuole. L’amministrazione ha fatto i salti mortali per dare questo contributo. Se non dessimo questo contributo ci troveremmo i bambini in mezzo alla strada e non avremmo la possibiltià di dare questa risposta necessaria”.
Stefano Predomo: “Il Comune ha sempre dato il sostegno e nei momenti di difficoltà dimostra di aver un occhio di riguardo ai bambini e al sociale”.
Paolo Ciresola: “E’ bello sapere che i bambini sono in buone mani. Un plauso al Comune e alle insegnanti che sono sul campo tutti i giorni. Cifre da grandissima città”.
Adriano Cordioli: “In un momento di grande difficoltà, il Comune sostiene le scuole e le famiglie”.
Paolo Martari: “E’ uno dei settori dove le amministrazioni pubbliche non possono fare passi indietro. Il suggerimento è di conservare questa attenzione in futuro e se possibile destinare qui altre risorse”.
Sindaco Mario Faccioli: “Sento dire che è meglio fare scuole pubbliche perché il personale lo paga lo Stato. Ma lo Stato siamo noi e sono sempre soldi che escono dal nostro territorio. C’è l’aspetto sociale. Se uno perde il lavoro, bisogna capire come si può aiutare l’intelaiatura. Ci vorrebbe elasticità di gestione, in funzione del bisogno della famiglia nel singolo momento”.