Il Consiglio regionale approva mozione contro l’obbligo del POS in assenza di deducibilità dei costi. “Apprendiamo con soddisfazione della mozione approvata in Consiglio regionale in merito ad un sopruso che, ben diversi mesi prima della sua introduzione, scattata il 30 giugno scorso, Confartigianato ha paragonato ad un ‘pizzo elettronico’. Riteniamo ancora oggi, infatti, che non sia ammissibile obbligare per legge artigiani, commercianti e liberi professionisti a ‘regalare’ milioni di euro alle banche con il POS”. Questo le commento di Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Verona, sulla mozione approvata dal Consiglio regionale (33 voti a favore, 17 astenuti e uno contrario) e presentata dal gruppo della Lega Nord, che impegna anche la Giunta ad avviare un’indagine a livello regionale sui costi praticati dai maggiori istituti di credito per il pagamento tramite POS.
“La Giunta si attivi presso il Parlamento affinché modifichi il provvedimento relativo all’obbligo del pagamento tramite POS fino a quando i costi del servizio non saranno in linea con la media europea e non sarà introdotta la deducibilità dei costi”. Questo un brano della mozione, sulla quale, il primo firmatario, il consigliere Giampiero Possamai, ha spiegato: “L’installazione di tali dispositivi comporta solitamente rilevanti costi di locazione, nonché oneri di commissione e spese di trasmissione mediamente tra le più elevate d’Europa, aggirandosi attorno a circa 2000 euro all’anno. Non solo – ha ribadito Possamai – ma talune categorie di operatori, qualora si dotassero di POS, sarebbero costrette a effettuare transazioni in perdita, essendo i loro margini di guadagno inferiori alle commissioni stesse. In pratica – ha concluso – se si considera che la tracciabilità delle transazioni è ben lontana dal garantire una vera lotta all’evasione fiscale, l’introduzione del POS senza prevedere la deducibilità dei costi rappresenta, di fatto, una nuova ed ennesima gabella a danno di milioni di artigiani, commercianti e professionisti”.
“Auspichiamo – continua Bissoli – che la Giunta regionale si attivi presto per spingere sul Governo affinché, ad esempio, applichi il buonsenso, come per il caso Sistri, e ripristini il provvedimento, venuto meno con i vari passaggi della legge, con cui si escludevano dall’obbligo almeno le imprese che hanno un giro d’affari inferiore ai 200 mila euro all’anno”.
“Il nostro Ufficio studi regionale – ricorda il Presidente di Confartigianato Verona – stima, solo per il Veneto, che gli artigiani, i commercianti e i liberi professionisti coinvolti siano tra i 90 e i 100 mila. Il che si traduce in un trasferimento diretto tra impresa e banche che si aggira sui 40 milioni di euro all’anno. Un’altra gabella che non vogliamo e non possiamo pagare”.