(d Gianluca Ruffino) La programmazione e la perseveranza dietro ad un risultato storico. Quella del Calcio Caldiero Terme è una delle favole più belle di questa stagione calcistica, di una piccola realtà capace di imporsi in mezzo alle grandi. 

I termali, che hanno conquistato la prima, storica, promozione in Serie C, vincendo il campionato di Serie D, hanno reso possibile un risultato che all’inizio della stagione sembrava impensabile. 

Una vittoria speciale per il presidente Filippo Berti, che in 20 anni di presidenza ha portato il Caldiero dalla prima categoria al professionismo. Un profondo legame di famiglia, iniziato nel 1989 quando il padre di Filippo, Mario, decise di affiancare come sponsor la società termale. 

Lo stesso presidente ha riavvolto il nastro di questa stagione, raccontandoci cosa significa per lui questo risultato e quali sono gli obiettivi futuri.

Tutti parlano di miracolo Caldiero, il coronamento di un continuo, costante percorso di crescita. Cosa significa questo successo per lei?

È un miracolo ma non viene niente per caso. Sono tanti anni che sono a capo di questa società e la nostra politica è sempre stata la stessa, quella di puntare all’obiettivo rimanendo con i piedi per terra. Questa vittoria del campionato di Serie D è arrivata a sorpresa. Ad inizio stagione c’eravamo posti l’obiettivo di fare meglio della scorsa, ma siamo andati oltre ogni aspettativa. 

Una squadra costruita in maniera perfetta, mix di esperienza e giovani promettenti risultati decisivi come Kuqi e Gobbetti. Di chi sono i meriti di questa programmazione?

Il principale artefice di questo risultato è Fabio Bruti. Fabio prima da giocatore, e poi da direttore sportivo, ha sempre dimostrato di avere le idee chiare e la capacità di formare squadre forti con delle scelte ponderate. Con lui siamo arrivati in Serie D, e dopo aver colto alcune opportunità professionali molto stimolanti per la sua carriera, l’anno scorso è tornato a sorpresa a Caldiero. È stato molto bravo nel formare una squadra con 14 nuovi innesti, 9 dei quali erano retrocessi dalla Serie D all’Eccellenza.

Il Caldiero ha dominato in tutte le categorie, comprese le giovanili. Potrebbe esserci spazio in Serie C per i ragazzi cresciuti in casa?

È chiaro che più si alza il livello e più è difficile per i ragazzi provenienti dal settore giovanile abituarsi ai ritmi della prima squadra. Quest’anno i nostri hanno avuto poco spazio per questioni di ruolo e di fisico, ma tanti altri giovani sono risultati decisivi per la vittoria del campionato.

C’è stato un momento negativo della stagione in cui sono arrivati due pareggi e quattro sconfitte in otto partite. Avete pensato in quel momento di non potercela fare?

Abbiamo avuto un calo per via di alcuni infortuni, che sembrava fisiologico dopo un girone di andata di altissimo livello. Ma i ragazzi sono stati bravi a ricominciare e ad autoconvincersi delle proprie potenzialità. Ci sono tre momenti chiave nella nostra stagione: la vittoria col Desenzano, la rimonta col Legnano e il successo col Piacenza, che ci hanno fatto capire che potevamo fare qualcosa di grande.

C’è ancora una poule scudetto da disputare. Siete appagati o non ancora sazi?

Sicuramente troveranno spazio alcuni calciatori che hanno giocato di meno ma che sono risultati fondamentali per la coesione del gruppo. Il livello della competizione sarà molto alto perché ci sono tutte le squadre che hanno vinto il proprio girone. Noi metteremo in campo lo stesso impegno che abbiamo messo durante tutto il campionato. Vedremo come andrà. 

20 anni di presidenza sono tanti. C’è stato un momento in cui si è chiesto “Chi me lo fa fare”?

Sono stati tanti i momenti (sorride). Negli anni ci sono stati tanti periodi difficili. Per me è stata un’avventura, perché all’inizio c’era la passione ma nessuna esperienza. Ma voglio ringraziare chi in tutti questi anni ha avuto fiducia in me e nel progetto, chi c’è stato, chi non c’è più e chi c’è ancora.

Il mondo dei professionisti richiede sicuramente un importante sforzo economico e di programmazione, oltre che di investimento infrastrutturale. Quali sono le prospettive di questa società? 

Nell’ultima settimana, dopo i festeggiamenti, abbiamo subito pensato a quello che dovrà essere fatto per affrontare un campionato professionistico. Oltre all’aspetto tecnico e infrastrutturale, dovremo sistemare questioni a livello legale e fiscale, perché la nostra è ancora una società a carattere dilettantistico. Stiamo già lavorando per preparare la prossima stagione, ma chiaramente avremo bisogno dell’aiuto di tutti per poter affrontare questa nuova avventura.

Ha già avuto modo di confrontarsi con Venturato e Fresco?

Entrambi si sono complimentati con me con un messaggio, dandomi il benvenuto nella categoria. Chiaramente Legnago e Virtus Verona sono due realtà importanti, con una struttura societaria e dei soci importanti. Con Fresco ci siamo sentiti ed è stato molto disponibile nel fornirmi alcuni consigli. Adesso proveremo come società a strutturare le nostre competenze, ma sempre aperti al confronto. 

Aveva dichiarato di ispirarsi alla Virtus Verona. Adesso il Caldiero può diventare un modello da esportare in giro per l’Italia?

Dietro a questa affermazione c’è un piccolo aneddoto: prima di acquistare il Caldiero mi ero avvicinato alla Virtus e avevo seguito il ritiro per capire come funzionasse il loro progetto, che legava importanti rapporti umani ad ottimi risultati sportivi. È ammirevole come una società di un quartiere di Verona sia riuscita a costruire una realtà così solida. Spero che il Caldiero possa diventare un esempio di gestione per la fiducia che abbiamo posto nei giovani e che si avvicini a quello della Virtus, anche se penso che il loro modello sia inimitabile.

Credit: Foto Roby