7 mila turisti in un anno a Rosegaferro! Non è una barzelletta ma una clamorosa realtà consolidata che un’azienda di prodotti tipici locali, il Caseificio S.Girolamo, ha costruito con una semplice ricetta: avere qualcosa da offrire al visitatore, in questo caso le specialità enogastronomiche, e darsi da fare per inserirsi nei circuiti turistici. Un’azienda privata ha fatto quello che dovrebbe fare il Comune.
«Questi esempi positivi che arrivano dai cittadini vanno incentivati e sostenuti – afferma il consigliere comunale di Rosegaferro Adriano Cordioli – e il Comune deve essere in grado finalmente di valorizzare le proprie eccellenze che poi diventano un traino anche dal punto di vista economico. Bisogna puntare sul valore della cultura storico-artistica ed enogastronomica di un territorio. Se hai migliaia di visitatori gli investimenti diventano remunerativi. E portano indotto sul territorio. Anche se devi fare i conti con bilanci dove gli interventi sociali sono sempre più pressanti».
A volte a Rosegaferro arrivano anche quattro pullman al giorno, circa 150 in un anno.
«L’80% viene dalla Germania – spiega il titolare Giampaolo Cordioli -. Ma anche da Svezia, Danimarca, Stati del Nord Europa in generale. Il prossimo anno puntiamo alle 10 mila presenze. Abbiamo contattato chi organizza questo tipo di tour e la nostra proposta è stata giudicata positivamente. Così queste persone vanno a visitare Mantova, Verona, a Valeggio a mangiare i tortellini e si fermano anche a Rosegaferro». E da qui potrebbero andare a visitare anche Villafranca. Basta darsi da fare.
Gli stranieri chiedono espressamente che ci sia una tappa dedicata ai prodotti tipici e il caseificio San Girolamo è riuscito a saltare sul carro giusto, da buon ‘‘Grillo’’ come è soprannominato il titolare, grazie alla moderna esposizione e ad un punto vendita che fa proprio gola.
«La gente visita con interesse anche i laboratori dove si lavora – spiega G.Paolo Cordioli – e poi degusta e anche acquista i nostri prodotti come i formaggi, il salame e la pancetta».
Al punto vendita si è aggiunto anche Bruno Garagna, che insieme alla moglie Raffaella Cunego, dopo la crisi del kiwi dovuta alla malattia, ha puntato sulla pesca, ma seguendo strade alternative optando per la vendita diretta. «Quando i turisti vedono le nostre grosse pesche e quello che costano – sottolinea – le prendono volentieri. Adesso abbiamo anche un banco al mercato settimanale. Ringrazio l’assessore Giandomenico Franchini e il consigliere Adriano Cordioli che mi hanno aiutato. Bisogna mettersi in gioco per valorizzare quello che il territorio offre».
L’esempio di Rosegaferro è uno schiaffo salutare per chi in Comune da anni parla, annuncia ma senza un risultato concreto. Come ripetiamo da tempo (e siamo disponibili per dare una mano) c’è un mondo intero a pochi chilometri da Villafranca ma ci vuole la capacità, la volontà e anche l’umiltà di andare a bussare a molte porte. Nessuno viene qui perché siamo Villafranca. Bisogna agganciare le agenzie turistiche ed essere in grado di soddisfare al massimo le richieste. E sinceramente a Villafranca non manca nulla. Può offrire un percorso storico artistico di spessore (Castello, Disciplina col Mortorio, le chiese, Museo del Risorgimento). Abbiamo specialità da far degustare (sfogliatina, vino). Serve un ristorante per mangiare? C’è. Un tour commerciale? I negozi sono all’altezza. Serve dormire? Ci sono anche i posti letto. E c’è il museo Nicolis. Ma la realtà è desolante: le chiese sono chiuse, il Castello attualmente non offre nulla di rilievo da vedere (serve l’accesso alle torri e alla balconata sul Cve, ripulire ed evitare la moria di colombi sulla chiesetta con odori insopportabili), non c’è una guida che accoglie i turisti ma nemmeno materiale informativo. E invece siamo ancora a discutere sul biglietto. Amministratori, commercianti, ristoratori, albergatori, imprenditori dovrebbero fare fronte comune. Non ci sono più scuse per nessuno.