«Quando devi rifare una casa meglio raderla al suolo e ricostruirla tenendo i mattoni buoni ed eliminando quelli che non vanno bene, così è il Chievo dopo la retrocessione». Alla presentazione a Veronello del nuovo tecnico Michele Marcolini, il presidente Luca Campedelli e stato molto chiaro: «Basta gente che si lamenta. Se uno non è contento di stare qui la porta è aperta. Un bel bagno di umiltà e si riparte. Si può perdere ma l’importante è come lo fai. Devi essere all’altezza di chi ha giocato prima di te al Chievo. Tutti, io per primo, ci siamo imborghesiti troppo. Non è più possibile o tollerabile perché ne va del futuro del Chievo. Farmi da parte? Lo penso sempre ma non vedo nessuno all’altezza che si fa avanti. Ringrazio invece tutti coloro che hanno collaborato, i dirigenti e i dipendenti in sede che hanno sofferto con noi. Tutti fondamentali per la rinascita della società. Marcolini è un intendimento per costruire qualcosa che vada avanti».
Anche il nuovo diesse Sergio Pellissier non usa giri di parole: «Andremo in ritiro abbastanza numerosi e il mister dovrà gestire anche giocatori che potranno andare via a breve. Nessuno è indispensabile e tutti utili. Chi rimane deve capire cosa vuol dire essere il Chievo e se vuole restare deve volerlo e venirci in contro anche economicamente perché tutti siamo partecipi del fallimento della scorsa stagione. Ognuno deve calarsi nella nuova parte. Quando si retrocede qualche problema c’è e quindi bisogna valutare bene tutte le soluzioni. Quindi devi partire con tanti giocatori è difficile ma è la problematica necessaria in questo momento».
E’ una bella rinfrescata in stile Chievo di una volta. Oltre a Michele Marcolini, infatti, altro ritorno di Davide Mandelli come vice, Lorenzo Squizzi preparatore dei portieri e Gigi Posenato preparatore atletico. Poi ci saranno Mauro Briano e Francesco Checcucci collaboratori tecnici e Daniele Verzini recupero infortuni.
«Per me – dice – è un punto di arrivo e partenza allo stesso tempo. Il Chievo qualcosa di più di una squadra di serie B. E’ una famiglia e un obiettivo da raggiungere da allenatore dopo aver dato il meglio di me da calciatore anche se è un ruolo diverso e c’è più responsabilità E’ prioritario dare identità a questa squadra, ritrovare i valori, umiltà al primo posto, dedizione al lavoro, vivere professionalmente l’esperienza in gialloblù, un onore e un piacere. La squadra deve vivere la mentalità da Chievo dove ogni anno ci davano per spacciati e invece dando quel qualcosa in più si raggiungevano gli obiettivi. Cancellare le negatività dell’anno scorso e calarci in un campionato di serie B diverso dalla A. Amo le squadre sempre equilibrate. Ordine in primis ma anche spazio a un po’ di follia e alle qualità del singolo. Difesa a tre, ma non squadra attendista. Equilibrio con mentalità offensiva. Ci piacerebbe tornare a vincere subito e speriamo di arrivarci il prima possibile. Ma è prioritario far capire come ci si deve comportare, capire le tipologie di giocatori, costruire un bel gruppo con rapporti veri, regole uguale per tutti. Di qui sono passati tanti allenatori bravi e questo motivo di orgoglio per me. Ognuno mi ha dato qualcosa. Per questo, anche se qualche contatto l’avevo avuto, quando è nata la possibilità di tornare a casa ho messo il Chievo davanti a tutti ed ho aspettato volentieri la chiamata».