Il suo biglietto da vista è arrivato ancora prima della presentazione ufficiale di oggi a Peschiera. Con il suo gol a Bologna, infatti, Fabio Borini è entrato subito nel cuore dei tifosi del Verona.
«Impatto forte, emozionante e super positivo. Da mesi sognavo un esordio così. A Bologna ho fatto gol e preso la palla per vincere perché a me piace vincere. Ho giocato in tanti ruoli, disponibilità per farlo c’è perché mi sento di farlo. Al Milan sette posizioni su 11 con la mentalità sempre di vincere. Fare tanti ruoli è positivo ma non lo è stato per me al Milan». Così l’approdo al Verona. «Avevo altre offerte. Ho deciso si ascoltare tutte le squadre per poi decidere in base alle caratteristiche proposte. Sono operaio ma anche altro. Quindi è stata una scelta coraggiosa ma non vista da dentro perché so quello che posso fare e dare a una squadra che ha le caratteristiche perfette per quanto posso offrire io. Fare un contratto di sei mesi è stimolante per me e per la società perché non me ne starò con le mani in mano con un contratto comodo».
Un Verona molto all’inglese. «Il mister mi aveva spiegato il modo di giocare molto diretto ed intenso in tutte e due le fasi. Non si aspetta la partita anche se sei in vantaggio. Mentalità idonea a quello che sono io. Mister molto bravo e diretto a trasmettere quello che vuole in campo. Ho scelto Verona proprio per questo. Sono rimasto impressionato dalla disponibilità di ogni singolo giocatore, cosa vista raramente in altre squadre, forse solo al Chelsea di Ancelotti. Giocare 90’? Anche con una gamba rotta. Al Milan, infatti, mi sono sempre allenato in maniera massimale, come se avessi dovuto giocare».
Borini svela un retroscena legato alla sfida dell’andata a Verona con il Milan. «Mi ricordo bene quel giorno perché era nata mia figlia, forse un segnale non calcistico ma che indica comunque un legame».