Tutti uniti al di là dei colori politici per sostenere l’ospedale Magalini e la sua riapertura ai servizi ordinari. Si sono ritrovati oggi pomeriggio davanti al nosocomio castellano i sindaci dei Comuni di Villafranca di Verona Roberto Dall’Oca, Sommacampagna Fabrizio Bertolaso, Mozzecane Mauro Martelli, Povegliano Veronese Lucio Buzzi, Nogarole Rocca Luca Trentini, Trevenzuolo Eros Torsi, Vigasio Eddi Tosi e Castel d’Azzano Antonello Panuccio. Impossibilitati ad intervenire ma sostenitori dell’iniziativa anche Nicola Martini (Erbè), Gianluigi Mazzi (Sona), Stefano Canazza (Isola della Scala) e Alessandro Gardoni (Valeggio sul Mincio).
Il messaggio lanciato alll’ULSS9 e agli organi regionali preposti è stato chiaro. «L’ospedale è stato costruito con un investimento regionale di 60 milioni di euro secondo tecniche edilizie all’avanguardia, a livello dei migliori standard ospedalieri europei. La sua capienza attuale di 187 posti letto può essere ampliata fino a 250 (standard ideale europeo per un ospedale moderno), allocando il distretto sociosanitario nella palazzina fronte ospedale. In questi mesi sono state realizzate strutture diagnostiche di primissimo livello, in particolare la risonanza magnetica e la Tac, e ora è assolutamente necessario dare corso alla loro attivazione, oltre che alla nomina di alcune apicalità primariali. La nostra popolazione ha sofferto per quindici anni la carenza di servizi sanitari. Non è più disposta ad accettare che un “punto di luce sanitaria”, quale considera il Magalini, con la sua gloriosa storia, sia considerato un ospedale di serie B, senza grandi prospettive di sviluppo. Lo dobbiamo in primis a tutto il personale che, con abnegazione e impegno, si è fatto carico di questa emergenza e che ora deve avere certezze. Lo dobbiamo a tutti i medici e a tutti i Primari che vogliono dimostrare il loro valore, la loro conoscenza e la loro professionalità, che non è seconda a nessuno. Vanno premiati per quanto fatto, non abbandonati e relegati in una struttura senza futuro. Questo non lo accetteremmo mai. Allo stesso tempo, dovrà essere dato corso anche all’iter di programmazione per l’apertura degli ospedali di comunità del territorio»
Dopo la riapertura del 2018, infatti, il numero degli interventi effettuati e la loro complessità erano in continuo aumento, questo grazie alla professionalità dei Primari, dei medici e di tutto il personale infermieristico e amministrativo. Il numero dei reparti, in riferimento alle schede regionali approvate, è in linea con quelli richiesti da un ospedale “spoke” di primo livello. Il Punto Nascita, ad esempio, era già diventato, anche grazie alla possibilità del parto in acqua, un punto di riferimento per tutto il territorio arrivando in poco tempo al numero di 1000 nascite.
Per il futuro i sindaci indicano anche possibili soluzioni per evitare che solo il Magalini deve sopportare il peso di un’altra eventuale ondata di contagio.
«Probabilmente avremo altre emergenze in futuro, ma questi sono i mesi di relativa tranquillità che possono essere usati per programmare. Due sono le soluzioni che ci permettiamo di suggerire. La prima è quella di destinare una delle strutture dismesse a Ospedale Covid. Ne abbiamo il tempo e le capacità. La seconda è distribuire equamente su tutte le strutture ospedaliere l’eventuale carico di una nuova emergenza. Non si muore di solo Covid. Dobbiamo tornare alla diagnosi e agli interventi, come è giusto che sia. L’emergenza è stata affrontata e arginata e siamo convinti che, con il piano vaccini, sarà a beve risolta. Ora è arrivato il momento di ripartire».